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Il jazz che si rinnova: Immanuel Wilkins Quartet dal vivo

Dal nostro Ed Pisani, il report sul concerto dell’Immanuel Wilkins Quartet al Flagey di Bruxelles (15 gennaio 2025)

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Immanuel Wilkins Quartet (foto Ed Pisani)

È il nuovo che avanza.
È il jazz che continua a rigenerarsi nella tradizione, con competenza tecnica e impegno culturale ed identitario.

Questo è Immanuel Wilkins, appena 27enne (nato a Philadelphia nell’agosto 1997) e già al terzo acclamato disco – BLUES BLOOD – che viene considerato dagli esperti (quelli seri) il miglior album jazz del 2024.
La sua padronanza dello strumento – il sax alto – il suo sbalorditivo talento già manifestato in giovanissima età si arricchiscono di una capacità compositiva che ha pochi eguali tra le nuove generazioni del jazz internazionale.

Il titolo dell’album è stato ispirato da una frase di Daniel Hamm, uno degli Harlem Six o Blood Brothers – per capirci, uno dei sei giovani afro-americani ingiustamente accusati, imprigionati e selvaggiamente picchiati dalla polizia nel 1964. E come si direbbe in queste circostanze, il titolo è già uno statement inequivocabile.

I suoi precedenti lavori, a partire da OMEGA del 2020, inciso quando di anni ne aveva 23, hanno tutti lasciato a bocca aperta critici e affermati mostri sacri del jazz – con cui peraltro Immanuel collabora (ci piace menzionare Kenny Barron su tutti).
Non è un caso che questa sua ultima opera sia stata prodotta da Meshell Ndegeocello con Blue Note.

Lo abbiamo ascoltato al Flagey Jazz Festival di Bruxelles con il suo quartetto ‘preferito’: Micah Thomas al piano, Rick Rosato al contrabbasso e Kweku Sumbry alla batteria.
Attenzione però: su disco ci sono anche delle vocalist d’eccezione, tra cui Cécile McLorin Salvant, a impreziosire ulteriormente le atmosfere musicali che fondono il jazz con il gospel, il blues e la più ancestrale tradizione afro-americana.

Il tour europeo del quartetto in questo inizio del 2025 non toccherà l’Italia, peccato.
Abbiamo scambiato due chiacchiere a fine concerto (e avuto il rituale autografo!) e Wilkins da buon discepolo dell’antica tradizione dei jazzisti (e del Blue Note) si è simpaticamente rivelato per quello che è: un ricercatore di idee ed uno scultore di musica.

Immanuel Wilkins e il nostro Ed Pisani

In concerto, si svela la magia di musicisti perfettamente in sincronia e a proprio agio su complesse esecuzioni che intrecciano il sax di Wilkins ed il piano di Thomas magistralmente supportati da Rosato e Sumbry.
Risuonano tra il pubblico le note avvolgenti e a tratti martellanti di Moshpit e del title track Blues Blood… , che ci lasciano intuire quanto sia sconfinata la strada artistica che Immanuel Wilkins ha davanti a sé.

(Ed Pisani per FORTE! Festival, gennaio 2025)

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