Tra vecchi amici, spesso si ricordava qualche artista prematuramente scomparso. Speravo si parlasse del mio eroe, Jason Molina, e invece quasi sempre spuntava fuori un discorso su Mark Linkous (https://www.sentireascoltare.com/artisti/sparklehorse/), e se fosse ancora vivo. Un genio, dicono.
Ma Songs: Ohia – Ghost Tropic mi colpì subito: quella copertina nera, e poi quell’altra, con il gufo strano (The Magnolia Electric Co.). The Lioness lo scoprii più tardi.
C’ero quando fu pubblicato (su un forum italiano) un link per una raccolta fondi (https://drownedinsound.com/news/4143599-jason-molina-needs-help-paying-medical-bills-family-sets-up-fund). Non stava bene di salute (dipendenza dall’alcol), e presto arrivò la notizia della sua morte.
Non mi interessa ciò che è stato ristampato dopo. Mi interessa quel suono cupo e maligno, scarno: chitarra, basso, batteria, ma con riverberi ed echi pieni. E la sua voce, come il suo stile: inconfondibile.
Se cercate un artista sottovalutato, lo avete trovato. Pregno di post‑rock, figlio della notte più che del dark o della wave. Un suono sicuro, trascinante, e lacero.
Nelle sue registrazioni non troverete mode, ma un modo di suonare – e, purtroppo, di stare al mondo.
Ciao Jason. Un tributo, un ringraziamento.
P.S. era uno che ci pigliava. Altroché se ci pigliava.