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Southend on Sea (Mark Eitzel, 1996)

Una storia di separazioni e rese, da un mondo sconfitto dove anche la luce della speranza arriva al massimo a 60 watt (DDG per Open Magazine)

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La coppia passeggia senza parlare sul lungomare rovente di Southend-on-Sea, Essex, a migliaia di chilometri dalla California da cui viene lui: lei contiene la rabbia verso l’altro che si guarda intorno assorto, colpito forse dall’acqua così poco invitante e dal senso di vecchio che emanano le strutture turistiche – potrebbe essere  nostalgia anni ’50, ma sembra piuttosto qualcosa che vuole prenderti e tirarti giù. Memorie viventi di giorni buttati e notti buttate amaramente, e tutti sulla passeggiata partecipano al tuo silenzio – perché io ho sempre torto, baby, e tu hai sempre ragione. Quando lei finalmente esplode, un ritornello memorabile apre la canzone che durante la camminata era rimasta statica e compressa, nel cantato scat di un tono trattenuto, il fermo immagine dei due vicini e divisi. Ora loro si bloccano, lei grida e tutto inizia a muoversi.

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