È sceso dall’Olimpo per dare l’ennesima dimostrazione di divino talento musicale.
In particolare nel suonare la chitarra – acustica, baritono, elettrica, la sua Pikasso a 42 corde, è irrilevante – attraversando atmosfere musicali che sembrano sospese, eterne ed eteree.
La potenza dell’immortalità divina, verrebbe da dire, incarnata in un sorridente e timido ex-ragazzo di provincia dalla sempre folta chioma.
Pat Metheny continua a lasciarci senza respiro in qualsiasi sua performance, sia che si esibisca da solo con le sue chitarre o con un gruppo di musicisti che devono sempre essere all’altezza del compito.
Lo è stato per tanti anni il compianto Lyle Mays, un genio a sua volta, nonché gli altri amici e collaboratori di una vita come Steve Rodby e Paul Wertico.
A 70 anni suonati e con oltre 50 dischi sul curriculum – tralasciando le collaborazioni da brivido con quelli che nel jazz moderno hanno lasciato tracce indelebili, da Jaco Pastorius a Ornette Coleman, da Jim Hall a Charlie Haden – Pat ha pubblicato quest’anno MoonDial da solo con la sua chitarra baritono, stravolgendo e sfidando ancora il comune senso di confidenza e comprensione dello strumento.
È dunque in tour da solo, per raccontare come gli sia saltato in mente di farsi costruire una chitarra a tre manici, quanto valga il suono delle corde in nylon sulle chitarre baritono, su come accordarle in modo da ottenere sullo stesso manico in realtà tre strumenti diversi da gestire: viola, violoncello e (credo) anche una chitarra.
Poi all’improvviso si apre il palco attorno a lui e magicamente iniziano a suonare vari strumenti ad un suo comando: è l’Orchestrion, un’altra sua invenzione che risulta essere una band al completo anche se, ammette Pat, gli mancano gli altri musicisti con cui divertirsi sul palco.
Per la prima volta, almeno che ricordiamo, Pat ha parlato molto sul palco della propria esperienza tra diversi momenti del concerto e ha appunto raccontato delle sue chitarra, del suo costante impegno di studio per riuscire a “…imparare come suonare una chitarra, e forse ora ci sto riuscendo!” (sic)
Racconta di quando da ragazzo in famiglia gli sconsigliarono di suonare la tromba e di cercarsi un lavoro, ma lui, affascinato prima dai Beatles e poi da Wes Montgomery, decise di acquistare una chitarra di seconda mano e trovare la sua strada.
Non è un presuntuoso, è semplicemente il migliore di tutti.
E lo aspetteremo col fiato sospeso fino al prossimo concerto.
(Ed Pisani, ottobre 2024)