
Ho studiato. Sei meno meno — che è pur sempre più di un cinque e mezzo — stavolta lo strappo.
Sono nato nel 1970 e nei primi anni Duemila avevo trent’anni: ero abbastanza maturo, e abbastanza libero, da ascoltare buona musica a profusione. (Con “musica eterea” quasi mi sono inventato un futuro da non-critico musicale.) Lui, invece, la sua arte — se proprio ne deve parlare — la chiama “pulp-music” o “cinedelica”.
Mi piace parlare di dischi, soprattutto dopo averli ascoltati, ma qui e ora è un caso del tutto particolare. Ho comprato un disco a un concerto, ma non con l’entusiasmo del dopo. Non so quale follia (non c’era folla) mi abbia spinto a cercare il banchetto dei dischi. Ora ne possiedo due, di LP di Von Datty, e sono felice. 😉
Guardo il concerto. Il fonico è un amico: gli consiglio di alzare un po’ le tastiere, e si decolla — almeno un po’ — dato che la chitarra prende il suo ruolo d’accompagnamento, che intuiamo anche senza aver ascoltato il disco. A ripensarci, manca una sezione ritmica che ci racconti per prima la storia… ma vado a memoria.
Tutto Storia Moderna è addensato in pochi minuti. L’autore — che ringraziamo ancora per averci venduto di persona l’LP — l’abbiamo sentito dire che è un disco meno “ombelicale/autoreferenziale”. Ma è proprio quando si fa più pomposo e un po’ psichedelico che risulta più simpatico — come nel precedente, quando era melodico e indie.
È una sera umida e fredda — per capirci, una di quelle da cappuccio su. Meno male che c’è. Non si può aspettare il pubblico che arriverà con enorme ritardo. Ci saranno altri due gruppi stracittadini a suonare dopo, e entro mezzanotte si deve chiudere.
Von Datty ci ricorderà che non dobbiamo ringraziarlo per averci venduto un LP, ma verrà a chiedermi se mi è piaciuta la serata.
“Mi dispiace per il pubblico”, gli dico.
“Non è importante”, risponde al volo, e sfila via.
Spero tanto si sia divertito a suonare con i Vertigo Orchestra, a Civitavecchia, per la seconda volta al Forte! Festival.
Embè, hai studiato? …E cosa? 😉