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DAVE MATTHEWS BAND: SEI ORE DI GRANDE MUSICA

(Testo e foto di Paolo Ricci)

Milano, Assago Forum, 19 aprile 2024

Il mio primo concerto della Dave Matthews Band, tanti anni fa a Roma, fu un’epifania. Da allora ho avuto la fortuna di vederla una diecina di volte, tra Roma, Milano, Torino, Padova, Firenze, Lisbona e persino San Diego. Un anno, in un tour acustico dei soli Dave Matthews e Tim Reynolds, sono stato a tre loro concerti in una settimana. Con Dave Matthews si può fare, perché la produzione è sterminata e la scaletta cambia ogni sera.
Così anche quest’anno ho fatto il bis: a Milano il venerdì e a Firenze il sabato. Ed è stato come assistere ad un unico concerto di quasi sei ore, suddiviso in due atti. Un solo pezzo (l’arabeggiante e pacifista Madman’s Eyes, dall’album Walk Around the Moon), oltre alla breve intro Pantala Naga Pampa, è stato suonato in entrambe le sere, in mezzo ad un prezioso bombardamento di grandissimi classici e pezzi più recenti.
Come Dave Matthews ripete ad ogni concerto ai fan che richiedono i loro pezzi preferiti, “suoneremo un po’ di questo e un po’ di quello e poi un po’ di quell’altro. Spero che lì in mezzo ci siano i pezzi che volete voi. It’s a draw of luck”. E la fortuna ci ha portato tantissimi capolavori. A Milano: Samurai Cop, Seek Up (a quanto pare una primizia dal vivo, con una jam session di quasi venti minuti), Rapunzel, Here on now, Virginia in the Rain, Too Much, una versione indimenticabile di Crush, per finire, come a Central Park nel 2003, con una cover di All Along the Watchtower intrecciata con Stairway to Heaven. A Firenze: Busted Stuff, The Space Between, Dancing Nancies, Everyday, un’epica #41, una coinvolgente e ipnotica Ants Marching e chiudendo con l’ennesima jam session di oltre venti minuti su Two Step (e tutti a cantare “…you quench my heart and you quench my mind. Celebrate we will, cause life is short but sweet for certain. We climb on two by two to be sure these days continue…”). Anche questa versione a richiamare -o è una mia fissa?- quella di Central Park 2003, nonostante l’assenza del violino elettrico di Boyd Tinsley, ormai da anni fuori dalla band.

Firenze, Nelson Mandela Forum, 20 aprile 2024

I sette musicisti che compongono la band sono semplicemente fantastici e la loro intesa perfetta. La voce dalle mille sfumature di Dave Matthews sa essere calda e delicata e poi graffiante; diventa dolorosa e roca come in un vecchio blues e poi esplode in un falsetto prepotente da rock anni ‘70. La ritmica impeccabile di Carter Beauford (uno dei più grandi batteristi dei nostri tempi) e di Stefan Lessard (basso) tracciano il solco sicuro dal quale nessuno, neppure volendo, potrebbe uscire. L’estro inesauribile di Tim Reynolds (chitarra) è il collaudato e virtuoso collante di ogni jam session. A Milano ha poi avuto più spazio la gioiosa tromba di Ross. A Firenze, invece, il groove di Buddy Strong (tastiere) e di Coffin (sax) si sono presi il maggior numero di assolo.
Due grandissime serate, senza mai guardare l’orologio. Con la tentazione di seguirli alla Royal Albert Hall il 25 aprile per il terzo atto del concerto, inseguendo altri grandi pezzi, presenti in altre setlist del tour (Crash into me, Satellite, Wharehouse, Gravedigger…) nel magico lancio dei dadi di Dave Matthews.

Video di Chiara Arnone

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